mercoledì 15 dicembre 2010

Fiducia. Nell’agopuntura

Il problema è che il 90% dei politici rovina il buon nome dell’altro 10%
(H. Kissinger)


L’agopuntura. Altro che il debito pubblico galoppante (a proposito, nuovo record: 1.867,398 miliardi di euro), gli operai in cassa integrazione, le discariche a cielo aperto a Napoli, il conflitto di interessi e la ‘Ndrangheta (che, sia ben chiaro, a Milano non esiste). Il vero problema dell’Italia è l’agopuntura.
Non parlate di mazzette e ricompense. Domenico Scilipoti, classe 1957, deputato eletto con l’Italia dei Valori, ha dato la fiducia al governo Berlusconi (alla seconda chiamata, “alla prima ero in bagno”) convinto del fatto che la neocofermata maggioranza si impegnerà a difendere le pratiche e il buon nome di questa terapia di ultimo grido in Italia, in Europa e nel mondo.
Anzi no. L’ha data perché una troupe di Annozero ha importunato sua madre.
Anzi no, l’ha data perché lui è contro l’usura ed il racket del mondo bancario, dal quale la sua nuova fiamma, tale Silvio Berlusconi, è notoriamente estranea.
Il paladino dell’antica terapia cinese ha in questo modo liberato definitivamente il campo da tutte le voci maligne che vedevano la sua improvvisa illuminazione pro-governo dopo 12 anni di feroce antiberlusconismo e 32 voti di sfiducia a Berlusconi (l’ultimo dei quali nel lontanissimo settembre 2010), come viatico per uscire da alcuni piccoli guai economico-giudiziari nei quali si era appena cacciato. Sette immobili pignorate e 200mila euro di debiti. Quisquilie.
Maligne sono anche le decine di persone che, dopo aver manifestato in suo favore in Piazza San Silvestro a Roma, hanno confessato di essere state pagate. Da chi? Da lui, naturalmente.
Ma sempre per il bene dell’Italia.

In assoluta malafede era anche quello strano ed inquietante personaggio che, non più tardi di qualche settimana fa, fantasticava di fantomatiche offerte in denaro ricevute dall’onorevole Antonio Razzi (Idv, naturalmente) per passare agli scranni della maggioranza. Il fatto che Razzi sia effettivamente passato alla maggioranza e che abbia lo stesso nome e la stessa faccia di colui che qualche settimana prima denunciava il tentativo di corruzione, è pura casualità.
Dando la propria fiducia a quella maggioranza che poche settimane prima gli offriva ricompense in cambio di un voto, Razzi ha fatto una chiara ed esplicita scelta di responsabilità.
Per il bene dell’Italia.

Guai a toccare il soldato Calearo, poi. L’industriale eletto nelle file del Pd è corso in soccorso di Berlusconi – confermando così di meritare la fiducia riposta in lui da Veltroni – perché “gli imprenditori me lo chiedono” e perché comunque, sia chiaro, lui è in Parlamento “per divertirsi”. Per il bene dell’Italia.

Niente da dire nemmeno sulla scelta della (ex)finiana-fururoliberista-sfiducista Catia Polidori. Certo, è molto marcata la somiglianza tra lei e la bionda che, non più tardi di un mese fa, aprì il primo congresso di “Futuro e Libertà”, durante il quale si annunciò l’uscita del partito dal Governo e si chiesero le dimissioni di Berlusconi. Ma sono solo coincidenze.
Così come una vera e propria coincidenza è stata la ragione che ha spinto la collega di partito Maria Grazia Siliquini a votare contro la sfiducia. Aveva dichiarato: “dieci minuti prima del voto mi guarderò allo specchio e deciderò”. Cosa ci poteva fare, la poverina, se lo specchio era rotto? E cosa può farci, ora, se Berlusconi le offre una poltrona da sottosegretarario? Dovrà accettare.
Per il bene dell’Italia.

Le proporzioni epiche di questa chiara, lampante ed indiscutibile vittoria politica del Governo e della maggioranza, lasciano ora aperti due possibili scenari, che vedono nella pronuncia della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento uno snodo fondamentale.
Sentenza che, a causa del clima surriscaldato degli ultimi giorni e per evitare che ne venisse data una lettura politica, è stata infatti genialmente spostata dal 14 dicembre a gennaio. Proprio quando dalla decisione della Corte dipenderà il futuro del Governo e quando, dunque, il clima sarà indubitabilmente disteso.

In base al verdetto della Consulta, Berlusconi avrà di fronte due alternative.
Nel caso in cui la Corte bollasse la legge come incostituzionale – ipotesi sostenuta dalla stragrande maggioranza dei giuristi – il Premier si giocherà il tutto per tutto chiedendo elezioni anticipate, potendo contare su una legge elettorale che lo favorisce e che fa invidia a quella con cui il listone fascista, nel 1924, ottenne la maggioranza in Parlamento.
Nel caso in cui la Corte desse il via libera al legittimo impedimento, Berlusconi vivacchierà fino ad ottobre 2011 - data in cui scadrà lo scudo per i suoi processi - cercando di allargare la maggioranza nell’unico modo che conosce. A quel punto si apriranno due strade: o l’approvazione del lodo Alfano (in)Costituzionale, per la quale è necessario che la campagna acquisti vada a buon fine, o nuove elezioni.
Il tutto, come sempre, nell’interesse e per il bene dell’Italia.

Viva l’Italia.

2 commenti:

  1. bel post. credo apprezzerai il link.. http://www.youtube.com/watch?v=1b1AaShsUDA

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  2. Eh si..basta cambiare Palermo con Milano

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